mercoledì 27 aprile 2011

Cristina

Guardo meravigliato la penna dalla quale non esce più niente, manco un lamento. Per curiosità la apro, ma dentro non c'è proprio niente di strano: la molla, il tastino e la cannuccia con  l'inchiostro. Qualcuno sa quanti km di inchiostro ci sono in una penna?
Afferro la sacca nera e il soprabito. Così non risolvo niente meglio andare a fare un giro.
Uscito di casa pioveva, dio come pioveva, passo da quel maledetto incrocio e ti vedo lì sola, seminuda e infreddolita. Non faccio a tempo a lamentarmi dell'ingiustizia del mondo, quando uno di quegli inutili Suv mi passa di fianco a tutta velocità riempiendomi d'acqua. Pochi metri dopo frena bruscamente davanti a te. Il finestrino si abbassa.
Preso da un  impeto di rabbia raccolgo un mattone e corro verso la macchina, a al grido di "via di qua, bastardo" scaglio il masserizio in direzione dell'auto. Non la centro neanche, ma ottengo comunque l'effetto desiderato. L'autista mette in moto e riparte a tutta velocità. Questa notte nessuno insudicerà il tuo corpo con voglie libertine, questa notte sei solo mia.
Rimaniamo solo io, tu e la pioggia. Mentre i nostri volti si incontrano, sorridendo mi redarguisci divertita: "Ma sei pazzo? Se il mio pappone ti vedeva ti spaccava le ossa".
Ti rispondo tutto d'un fiato: " Quanto ti avrebbe dato quel porco?". La vena del collo mi si gonfia leggermente.
Sempre sorridendo la tua risposta non tarda ad arrivare:"Direi almeno 150, sono ancora giovane, e in più sono una vera donna". Scoppi in una risata compiaciuta.
"Te li do io" ti dico porgendoti la mia giacca: "Vieni con me"...
Andiamo al primo Motel che capita, per tutta la strada non posso fare a meno di notare la tua bellezza. Qualcosa di caldo mi sale dalla bocca dello stomaco.
Arrivati alla reception pago in anticipo, quell'idiota del custode ammicca mentre mi passa le chiavi. Lo guardo schifato, non può capirmi, nessuno può più.
Appena saliti tu inizi a spogliarti, io apro la sacca a fatica per via delle mani anchilosate dal freddo, e tiro fuori uno dei tuoi vestiti, quello corto nero coi cuori rossi, si è un po'bagnato ma andrà bene. Tu lo indossi senza domande e vieni a sederti accanto a me, sotto non hai nulla.
Come sei bella Cristina. Non resito più ti devo abbracciare. La sensazione del tuo corpo piccolo e fragile mi fa dimenticare il fatto che sei morta, stringo più forte, non te ne andrai di nuovo via da me.
Stringo ancora fino a che non sento il solito e familiare "crack".
Poi mi riprendo e dormiamo assieme un paio di ore.
Basta inquietudini.
Svegliatomi ti lascio i soldi che mi avevi chiesto sul comodino, poi ti bacio, come sei fredda anche sta notte.
Indosso la giacca e la borsa ed esco da quel sudicio Motel dicendo al custode che vado dal tabaccaio, uscendo noto le tre stelle sull'insegna, tre stelle un cazzo penso sorridendo.
Sono di nuovo sotto la pioggia che non si è calmata affatto, hai visto Cristina? Sei scappata di nuovo e chissà quante volte dovremmo rifare questo stupido gioco, forse dovrei proprio trovare un altra donna come mi dice il dottore...
Quella notte tornato a casa scrissi per ore.

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