giovedì 22 dicembre 2011

Holy Terror? Holy Shit!

Ci sono racconti che tramite la magia della narrazione riescono ad avvicinarci a punti di vista in antitesi col nostro rendendoceli per lo meno comprensibili.
Poi c'è Holy Terror.


Chiunque abbia letto attentamente almeno un opera di Miller, sa che il buon Frank è tutto fuorchè un democratico, tutte le sue opere sono spesso pregne di misogenia e machismo a livelli molto alti anche per i fumetti super eroistici, inoltre la visione del mondo in bianco e nero, non a caso anche stilistica, rappresentata nelle sue opere non lascia scampo, il cattivo va punito e non c'è redenzione possibile per chi è "marcio".
Inoltre le sue ultime dichiarazioni sul movimento "Occupy" chiariscono definitivamente quali sono le sue idee politiche.
Con quest'opera raggiungiamo la vetta del suo essere destrorso.

Un bel giorno il vecchio Frank guardando il telegiornale ha un idea geniale, tutti che cercano Bin Laden?
Bhe ma mandiamoci Batman!
Ebbene si, l'idea prende forma e viene proposta alla DC comics e dichiarata publicamente fra proteste e sbigottimento generale..
Chiaramente la casa editrice declina, faccio presente che Superman, l'altro main character della compagnia in una delle sue ultime avventure a diniegato la cittadinanza americana sottolineando il suo essere patrimonio dell'umanità intera, in un universo del genere un Batman all'antiterrorismo stonava un po'.
Ma Miller è sempre Miller e non fatica a trovare un editore, la Leggendary comics, divisione editoriale della Leggendary Pictures, quelli che han fatto il film di 300 per capirci, ma chiaramente il personaggio di Batman rimane Off-limit.
Ma ecco che caparbio il caro Frank se ne esce con un idea geniale, "hey prendiamo Batman e cambiamogli il nome". Così fanno e ai limiti del plagio l'eroe di Gotham dopo una strategica spuntatina alle orecchie diventa Fixer l'eroe di Empire City, con tanto di Catwoman senza costume e commissario Gordon irlandese, di quest ultimo non ci si sforza neanche di cambiargli aspetto.
Ma passiamo alla trama.
Mentre Fixer e "the Cat Burgler" stanno pomiciando-combattendo su uno dei tetti di Got-ehm Empire City, una bomba contenete chiodi e lamette esplode per qualcosa come tre quarti d'ora massacrando mille-mila innocenti, Fixer non sembra aspettare altro e subito inizia ad uccidere un gruppo di terroristi da operetta, pericolose caricature etniche, dichiarandosi "in guerra" molteplici volte.  Da lì in poi muore un sacco di gente, esplode una pseudo statua della libertà e chiaramente il "nostro eroe" arriva al confronto finale coi terroristi di Al Queda all'interno della moschea principale della città ( ah ecco dove si nascondevano!).
Non vi dico chi vince ma penso che potete arrivarci da soli.
Altro particolare interessante, per differenziare il suo personaggio da Bruce Wayne viene inventato un dialogo ai limiti del demenziale fra l'Aggiustatore e la gatta.
La gatta chiede al protagonista per quale motivo fa' quello che fa', ipotizando genitori morti e pianeti distrutti, bhe il protagonista risponde sorridente "per fare pratica, restare in forma prepararmi a questa notte, tutta la vita che mi preparo per questa notte".
Un cazzone insomma.

Quindi fra battute razziste, personaggi senza senso e spessore, trama a dir poco scontata quello di Holy Terror è il peggior Frank Miller della storia, anche graficamente al di sotto di se stesso con un tratto totalmente ego riferito a volte anche di difficile comprensione.
Un fumetto veicolo delle peggiori spinte che la società americana riesce a creare. Una schifezza in grado di rovinare anche la migliore collezioni di fumetti possibile, statene alla larga!

mercoledì 14 dicembre 2011

Non esistono sfruttatori buoni


Ieri un ragazzo di vent'anni moriva sepolto da tonnellate di ferro per una paga di sei euro e cinquanta all'ora, mentre sette dei suoi colleghi rimanevano feriti, uno sta subendo un intervento.

Ho lavorato nel mondo dei concerti per anni e parlo con cognizione di causa quando dico che ciò che è succeso ieri, ammesso e non concesso che sia stata una tragedia inevitabile, di certo non si è sviluppata in questo clima idilliaco che ci viene propinato dai comunicati dell'entourage e di Cherubini. Chiaramente non ero lì e non posso conoscere le dinamiche nello specifico, ma allo stesso tempo conosco bene l'andazzo in quello che Jovanotti definisce sul suo sito " un settore serio dove non c'è approssimazione e improvvisazione" e ancora dove "c'è totale rispetto delle leggi e delle persone" , la mia esperienza è molto diversa, io ho lavorato molto spesso circondato da pressappochismo e scarsissimo rispetto per la mia figura professionale, quella del facchino, che poi era la stessa del povero Francesco.
Per quanto riguarda il rispetto delle leggi mi viene da ridere, solo a livello contrattuale almeno meta del mio stipendio era in nero, ho lavorato anche 16 ore consegutive e buona parte dei lavoratori che mi circondavano erano migranti, e penso che fra di loro il contratto regolare era una chimera.
Le problematiche che mi spinsero ad abbandonare quel lavoro quasi del tutto, oltre ai problemi di salario comuni a molte altre categorie, erano proprio legate alla sicurezza. Un incidente simile a quello di Trieste mi ha coinvolto in prima persona, la fortuna fu per me e i miei colleghi quella di riuscire ad allontarci dal palco per tempo. Assieme a questa assistei anche ad altre possibili tragedie, alcune delle quali rimaste taciute per il semplice fatto che non ci scappò il morto.
Ho amato quel lavoro, ma bisogna tener presente che a meno che non si riesca a fare carriera e migliorare la propria situazione presenta tante difficoltà ed è un lavoro pesante anche in situazione ottimale. Ma organizatori che agitando lo spauracchio della crisi continuo ad abbassare i costi e i salari, non aiutano di certo . Noleggiare materiale più vecchio per spendere meno, non può che peggiorare il livello delle condizioni lavorative.

Ora non voglio dire che l'artista sia direttamente responsabile, non sta a lui controllare, ma trovo offensivo che ci venga descritta una situazione non veritiera per non mettere in pericolo la propria fama di artista "impegnato".
Tutte le problematiche da me spiegate ( e non sono di certo tutte ) risultano facilmente analizabili anche dopo due giorni di lavoro, figurati lungo tutta una tournee. Se questo non è stato fatto che non ci venga raccontato il contrario e soprattutto che non si spenda neanche mezza parola che possa anche se indirettamente allontanare la responsabilità da chi ha permesso che una tragedia simile accadesse.


è ora di finirla di nascondere gli sfruttatori siano essi in Africa o a Trieste.