venerdì 29 aprile 2011

Le vecchie abitudini son dure a morire

L'alba non era delle migliori però si stava bene, lo psicofarmaco ingerito (che poi si rivelò un farmaco contro la rinite allergica) stava dando i suoi frutti. Seduto sul davanzale della finestra ascoltavo i gatti rognare, non che mi infastidisse. Infastidiva sicuramente più il mio cane.
Rimaneva il fatto che, qualcosa nei loro miagolii scomposti mi turbava molto più dell'alcool che avevo in corpo. La cosa più fastidiosa era sentire i loro lamenti ma non vederli.
Dapprima pensai di scendere le scale e scavalcare il cancello che separava il cortile del mio palazzo da quello della ditta dove i felini erano soliti radunarsi, ma poi mi dissi: è solo un piano, salta!
Tutti e due i piani furono abbandonati per la mia innata pigrizia e per il fatto di essere in mutande.Fatti tra l'altro collegati fra di loro.
Ma il miagolio continuava imperterrito a intrufolarsi nei miei pensieri.
Musica, si la musica poteva se non eliminarlo per lo meno coprirlo, dapprima provai con qualcosa di tranquillo (d'altronde dovevo ancora dormire), per cui decisi per un album dei Metric, ma con scarsi risultati, la voce di Emily Haines non riusciva a coprire l'insensato lamentarsi di quei maledetti cosi. Per cui provai con qualcosa di più energico. Passai dai sempre cari Mothorhead, ai più schizofrenici Slipknot, per arrivare ai Megadeath e i Sepultura. Niente, nulla sembrava fermare quelle voci pelose.
Riprovai con un atteggiamento attivo, urlando e sbraitando nella loro direzione o lanciando scarpe e secchiate d'acqua, ma inarrestabile l'invasione animale del mio cranio continuava. Intanto il cane era stato contagiato dalla mia ossessione e mi seguiva abbaiando di tanto in tanto. Non lo sgridai perchè, a mio malgrado, cercava di aiutare.
Oramai la situazione era critica, e la disperazione mi stava portando ad un gesto disperato, del quale mi ero ripromesso di non compiere mai più . Dopo un attimo di esitazione riafferrai la boccetta del anti-rinitico ( che per me rimaneva un blando psicofarmaco) per tentare l'ultima difesa. Ma purtroppo la chiusura di sicurezza per bambini non era d'accordo, stremato scaraventai la boccetta contro al muro.
Basta, mi arresi dolcemente al male peggiore, diventato ultimo baluardo di difesa.
Afferai mollemente il telecomando dal tavolo su cui era poggiato,  ritrovando subito, nella sua freddezza di plastica il conforto che cercavo, e, acceso il tasto on e poggiate le chiappe sul divano logoro, mi prostrai davanti al monolite luminoso e colorato che già allungava i suoi tentacoli verso di me.
Fu in quel momento che fra una vecchia puntata di Highlander, una televendita, una replica del Grande Fratello e per che no, uno di quelle porno-pubblicità della chat line che avevano segnato la mia addolescenza, ritrovai il dolce abbraccio di Morfeo.

Mi risvegliai verso l'una del giorno dopo fra il mal di collo e la canzoncina delle suonerie.
Mi chiamo Virgola, sono un Gattino.
In un qualche modo sentii di essere stato ingannato, ma decisi di non pensarci subito.



Riaffiora il neo mellodico

Pur i song efferat'
mammete ma rutt o cazz
a butt r'o pallazz
e nun ce pensamm chiu
cha nun vogl chiu chiagn
ca sta vita e na galera
nun teng chiù o respir 
nun c'ha facc' cchiu
 
 
P.S. mi scuso con i napoletani doc per la translitterazione un po' alla cazzo, ma che ci devi fare sono un mezzo sangue...

mercoledì 27 aprile 2011

Smart food

Cristina

Guardo meravigliato la penna dalla quale non esce più niente, manco un lamento. Per curiosità la apro, ma dentro non c'è proprio niente di strano: la molla, il tastino e la cannuccia con  l'inchiostro. Qualcuno sa quanti km di inchiostro ci sono in una penna?
Afferro la sacca nera e il soprabito. Così non risolvo niente meglio andare a fare un giro.
Uscito di casa pioveva, dio come pioveva, passo da quel maledetto incrocio e ti vedo lì sola, seminuda e infreddolita. Non faccio a tempo a lamentarmi dell'ingiustizia del mondo, quando uno di quegli inutili Suv mi passa di fianco a tutta velocità riempiendomi d'acqua. Pochi metri dopo frena bruscamente davanti a te. Il finestrino si abbassa.
Preso da un  impeto di rabbia raccolgo un mattone e corro verso la macchina, a al grido di "via di qua, bastardo" scaglio il masserizio in direzione dell'auto. Non la centro neanche, ma ottengo comunque l'effetto desiderato. L'autista mette in moto e riparte a tutta velocità. Questa notte nessuno insudicerà il tuo corpo con voglie libertine, questa notte sei solo mia.
Rimaniamo solo io, tu e la pioggia. Mentre i nostri volti si incontrano, sorridendo mi redarguisci divertita: "Ma sei pazzo? Se il mio pappone ti vedeva ti spaccava le ossa".
Ti rispondo tutto d'un fiato: " Quanto ti avrebbe dato quel porco?". La vena del collo mi si gonfia leggermente.
Sempre sorridendo la tua risposta non tarda ad arrivare:"Direi almeno 150, sono ancora giovane, e in più sono una vera donna". Scoppi in una risata compiaciuta.
"Te li do io" ti dico porgendoti la mia giacca: "Vieni con me"...
Andiamo al primo Motel che capita, per tutta la strada non posso fare a meno di notare la tua bellezza. Qualcosa di caldo mi sale dalla bocca dello stomaco.
Arrivati alla reception pago in anticipo, quell'idiota del custode ammicca mentre mi passa le chiavi. Lo guardo schifato, non può capirmi, nessuno può più.
Appena saliti tu inizi a spogliarti, io apro la sacca a fatica per via delle mani anchilosate dal freddo, e tiro fuori uno dei tuoi vestiti, quello corto nero coi cuori rossi, si è un po'bagnato ma andrà bene. Tu lo indossi senza domande e vieni a sederti accanto a me, sotto non hai nulla.
Come sei bella Cristina. Non resito più ti devo abbracciare. La sensazione del tuo corpo piccolo e fragile mi fa dimenticare il fatto che sei morta, stringo più forte, non te ne andrai di nuovo via da me.
Stringo ancora fino a che non sento il solito e familiare "crack".
Poi mi riprendo e dormiamo assieme un paio di ore.
Basta inquietudini.
Svegliatomi ti lascio i soldi che mi avevi chiesto sul comodino, poi ti bacio, come sei fredda anche sta notte.
Indosso la giacca e la borsa ed esco da quel sudicio Motel dicendo al custode che vado dal tabaccaio, uscendo noto le tre stelle sull'insegna, tre stelle un cazzo penso sorridendo.
Sono di nuovo sotto la pioggia che non si è calmata affatto, hai visto Cristina? Sei scappata di nuovo e chissà quante volte dovremmo rifare questo stupido gioco, forse dovrei proprio trovare un altra donna come mi dice il dottore...
Quella notte tornato a casa scrissi per ore.

Il signor Gianni e il Megapremio

-Bene signor Gianni mi dica, cosa farà con tutti quei soldi se vincerà il nostro superpremio finale di 40.000.000 di Euro?

- Grazie della domanda Jerry, mii impegno già da adesso a nominare mio unico erede la prima persona che si offrirà di tentare di uccidermi, quella persona dovrà poi commettere l'insano atto entro 72 ore dalla firma del contratto senza l'aiuto di nessuno e senza l'uso di armi da fuoco. Mi sembra corretto far presente a colui o colei che deciderà di tentare l'impresa, che nel caso fossi io ad eliminare lui potrò avvalermi della "legittima difesa". Ho controllato tramite il mio avvocato e il mio notaio, si può fare, rischio poco...

-e bravo il signor Gianni adesso cinque minuti di pubblicità non cambiate canale...